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domenica 29 novembre 2009






Mlabri del Laos

Ironia della sorte, il più piccolo gruppo etnico del Laos sembra essere uno dei più interessanti. Ventidue persone Mlabri, in quattro famiglie, vivono nel distretto di Phiang della provincia di  Xaignabouri. Il loro numero è diminiuto fino alle 24 unità, come da un censimento del 1985.  Malatie, epidemie e una diminuzione delle loro risorse li ha quasi annientati. 
Non diversa è la sorte dei circa 300 Mlabri che vivono in prossimità del confine laos - thailandia, nelle provincie thailandesi di Nan e di Phrae. 



Mlabri o mabri è lil nome che si sono dati i superstiti di questo gruppo etnico in via di estinzione.  in thailandia e laos sono invece conosciuti con il nome di “Kha Tong Luang”, che significa “gli schiavi che lasciano le foglie della banana gialla”. Questo nome è dato a loro a causa della loro abitudine di costruire le loro capanne con telai di legno improvvisati, coperti con foglie di banano.  Quando le foglie appassiscono e ingialliscono i Mlabri abbandonano le loro capanne per recarsi in un’altra zona di caccia, in cerca di cibo.  Questo ciclo si ripete di solito ogni 5-15 giorni. 




Gli individui di questo particolare gruppo etnico, i Mlabri, inon indossano alcun indumento, ad eccezione di un eventuale piccolo panno."Sono animisti e credono di non avere diritto a coltivare la terra per sé. L’organizzazione sociale è matriarcale ed è praticata la monogamia seriale: una donna Mlabri cambia in genere compagno ogni cinque o sei anni, portando con se, nella nuova famiglia  i figli dalla precedente unione. La religione dei Mlabri è un politeismo primitivo. Essi credono negli spiriti maligni che abitano negli alberi, i quali divorano la carne umana.






Dopo la morte, il cadavere di un Mlabri è posto in cima agli alberi per essere divorato dagli uccelli.









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Tra Marketing e Arte
di Cecilia Passa - 26/11/2009
Il genio del Marketing prova a fare Arte
Nothing Matters
“Sento di essere arrivato da qualche parte[...].  In un modo completamente differente, sento di avere gli strumenti per navigare da qualche parte. Tutte le espressioni - dubbi, paure - escono fuori in questa arena”. Queste le parole di Damien Hirst alla presentazione della sua ultima fatica alla Galleria White Cube di Londra.

Un Hirst nuovo nella personale londinese, un pittore solitario ben distante dalla figura del mirabolante mago del marketing dell’arte.  "Nothing matters", 19 nuovi dipinti presentati nelle due sedi della galleria, alla White Cube Hoxton Square, un gruppo di lavori che includono tre trittici (prodotti dal 2007 al 2009), dai soggetti inquietanti: corvi in volo su una campitura di cielo blu, sbattere di ali e violente macchie di vernice rossa sui loro corpi. 
Nei quattro trittici esposti al piano terra della White Cube Mason's Yard, gli uccellacci funesti riappaiono come forieri di cattive notizie, dividendo la scena con figure fantasma, forme scheletriche e oggetti, sedie, limoni, coltelli, teschi, bicchieri di vino e persino uno scorpione. 

“Quando cerco di individuare - Rudi Fuchs all’interno del catalogo dà una lettura delle opere - quale sia l’atmosfera visiva nelle nuove immagini di Hirst sono costantemente riportato a Beckett , nessuna storia in particolare, ma la sostanza dell’argomento è importante , ma all’asciuttezza austera del linguaggio. Le frasi sono interrotte, le linee spezzate, le osservazioni sono frammentate e conducono lentamente verso una percezione più chiara della realtà”. 

Damien Hirst rimane l’icona della Britart, il movimento degli artisti britannici le cui opere sono state comprate e sponsorizzate da Charles Saatchi negli anni ’90. Nel 1992 arriva al successo partecipando alla mostra Young British Artists nella vecchia galleria Saatchi in Boundary Road in St John's Wood con “L’mpossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente”, uno squalo in formaldeide in una vetrina, che diventa l’immagine firma della Britart.

Un Hirst più riflessivo, sempre provocatorio, un artista solitario che ha affinato ancora di più  la sua consapevolezza. In una recente intervista rilasciata a Simon Hattenstone nelle pagine del Guardian, alla inevitabile domanda se fosse mai sceso a compromessi, prendendosi gioco del mercato dell’arte, Hirst ha ammesso: “Credo di esserci arrivato molto vicino. C’è stato un momento in cui avrei potuto produrre in massa e all’infinito i dipinti spot e spin  e arrivare sempre con il sorriso in banca. Si può prendere in giro l’arte, non penso che ci si possa prendere gioco del mercato. Tutti i mercati sono una cosa seria!”



venerdì 27 novembre 2009

è l'alba......... l'alba di un nuovo giorno,

è il giorno della rinascita.

Il giorno in cui ha inizio la riconquista ....... della consapevolezza, della ragionevolezza e della tolleranza.

Il giorno in cui tutti sono stimolati ad un autoesame di coscienza.

Dove ognuno si sveglia dal torpore dell'abbaglio.

Oggi nasce........ il momento in cui, tutti collaboreremo per un Paese migliore.

mauro lago